Pubblicata la Relazione economica ambientale e sociale 2023.
L’Unione Europea guarda con rinnovato interesse al Mediterraneo ed al ruolo che l’Italia può svolgere, per la sua posizione geografica ed il suo potenziale economico. Con il PNRR ha adottato misure straordinarie per imprimere nuovi impulsi ad una economia che, unica tra quella dei grandi Paesi fondatori, tarda a recuperare i livelli di prodotto anteriori alla crisi finanziaria del 2007-2009. In particolare, L’Unione europea sollecita il superamento del persistente divario territoriale interno, anch’esso unico nell’area dell’euro.
La Relazione economica ambientale e sociale 2023, pubblicazione annuale della Fondazione IPRES, offre, in questo scenario, una lettura di alcuni dati utili a cogliere posizionamenti e potenzialità della Puglia e dei suoi territori.
Nell’analisi della serie storica 1995 – 2022 dei dati di contabilità nazionale (ISTAT), svolta nel primo capitolo, spiccano la crescita del PIL, registrata soprattutto nella fase post-Covid (la variazione cumulata nel periodo 2019 – 2022 è del 5,2%, con l’Italia al 2,3 e il Mezzogiorno al 2,2), e quella degli Investimenti fissi lordi (la variazione cumulata 2013 – 2021 è del 44%, con il Mezzogiorno al 30%, l’Italia al 34,6% e le regioni meno sviluppate dell’Unione europea al 38%).
Per cogliere in prospettiva la persistenza di queste dinamiche, può essere utile riferimento il monitoraggio di alcuni indicatori, quali la produttività del lavoro (suggerito da studi svolti in ambito OCSE) e gli indicatori di contesto dell’Agenda ONU 2030. La Relazione esplora il territorio regionale per cogliere questi valori nei diversi contesti sub-regionali.
La mappatura dei comuni pugliesi predisposta ai fini della Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) della programmazione 2021- 2027, analizzata nel secondo capitolo, rivela significative polarità locali. Nei 6 “Poli” urbani (Foggia, Barletta, Bari, Brindisi, Taranto e Lecce) si concentra il 40% del valore aggiunto regionale; nei comuni “Polo intercomunale” (6) e “Cintura” (97), geograficamente più prossimi ai “Poli” urbani, si distribuisce un ulteriore 33%. Tra questi comuni il primato della produttività (valore aggiunto per addetto) spetta a Brindisi (58.000), seguita da Modugno (48.000) e Rutigliano (43.656). In tutte queste aree è localizzato il 77% delle unità locali di media e grande dimensione (50 e più addetti) e ad alta tecnologia, che esprimono una produttività media (34.189 euro) superiore del 30% a quella registrata nelle Aree interne (26.458). Nove comuni - 4 capoluoghi: Brindisi, Lecce, Bari e Taranto e 5 comuni della “Cintura”: Modugno, Faggiano, Zollino, Casamassima e Rutigliano) – superano la soglia di 100 addetti nelle medie e grandi imprese ogni 1.000 abitanti.
Nelle Aree interne (148 comuni), è ricompreso il 68% dei comuni a prevalente vocazione turistica dell’intera regione. Tra questi, 4 (Otranto, Isole Tremiti, Peschici e Vieste) registrano oltre 100.000 presenze turistiche ogni 1.000 abitanti, per altri 3 (Porto Cesareo, Ugento e Rodi Garganico), tale indicatore è compreso tra 50.000 e 100.000. Nelle Aree interne è insediato più di un terzo della popolazione della regione (36,6%), quello più intensamente interessato dal calo demografico.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro - in costante crescita dal secondo trimestre del 2021 (dal 1°trimestre 2021 al terzo trimestre 2023 la variazione cumulata è del 17%, a fronte del 8,2% nazionale e del 11,1% del Mezzogiorno) - il terzo capitolo riporta una analisi delle sue caratteristiche (genere, tipologie professionali, durata dei contratti, titoli di studio, giovani NEET, retribuzioni) e della distribuzione di alcune di esse nei territori dei Sistemi locali del lavoro (SLL).
All’aumento significativo delle donne occupate, registrato sia nel 2022 (+3,5%, con un apporto particolarmente significativo della componente indipendente femminile (18,9%), sia nel 2023 (+5,5%), corrisponde un tasso di occupazione femminile (37,7%) ancora ampiamente inferiore a quello degli uomini (63,5%). Anche il part – time involontario riguarda più le donne (il 22,2%) che gli uomini (7,5%) e la trasformazione da lavori instabili a lavori stabili, benché più elevata nelle donne (14,4%) rispetto agli uomini (11,7%), è ampiamente inferiore al dato nazionale (21,9%).
Nel 2022 i NEET sono il 26% dei giovani pugliesi (15 - 29 anni), in maggioranza donne (51,6%) ed in calo del 5% rispetto al picco dell’anno precedente. Tale quota della popolazione giovanile è inferiore di 3,2 punti a quella del Mezzogiorno e superiore di 8,7 punti rispetto al dato nazionale.
Nei 44 Sistemi locali del lavoro (SLL) pugliesi il tasso di occupazione registra una ampia variabilità: la differenza tra il valore minimo e quello massimo è di circa 11,5 punti percentuali. In 19 SLL (quelli collocati nella Puglia centrale, Torremaggiore, San Giovanni Rotondo, Casarano e Tricase) il tasso di occupazione, superiore alla media regionale nel 2008, permane tale anche 2022. Evidenziano invece criticità 17 SLL, tutti localizzati nella Capitanata e nel Salento, nei quali il tasso di occupazione risulta inferiore a quello medio regionale sia nel 2008 che nel 2022. L’analisi dei 44 SLL per specializzazione produttiva prevalente evidenzia inoltre che il maggior tasso di crescita dell’occupazione ha riguardato i Distretti industriali e il Sistema urbano pluri-specializzato di Bari.
Nel quarto capitolo la Relazione, si sofferma sugli andamenti demografici ed effettua un’analisi delle iscrizioni e cancellazioni anagrafiche e dei pugliesi all’estero. Il declino demografico che, in Italia, interessa in modo accentuato le regioni del Mezzogiorno, nel periodo 1995 – 2022 ha determinato per la Puglia una variazione cumulata della popolazione pari a -3,5 punti percentuali (in valori assoluti 141,1 mila). Il calo demografico ha interessato in modo particolare le aree di montagna (Daunia) e la collina interna (Terra di Bari).
In crescita i cambi di residenza all’interno della regione (da 29.000 unità nel 2002 a 36.000 nel 2021); in flessione i flussi extraregionali (da 28.000 a 25.000 unità). Le destinazioni fuori regione prevalenti sono la Lombardia (in media 5.500 unità annue), l’Emilia (4.000) e il Lazio (circa 3.000). Le iscrizioni dall’estero (unità per 10.000 residenti) provengono in prevalenza da Albania (3,82), Romania (3,24) e Germania (3,17). La Puglia registra a sua volta 378.486 residenti all’estero, con una incidenza del 6,52% sul totale italiano, rappresenta la settima regione, la prima è la Sicilia che quota il 13,93%.
Il quinto capitolo delinea le forme di povertà dopo la riforma del reddito di cittadinanza ed analizza il posizionamento regionale in questo ambito rispetto agli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile. I dati Istat sulla povertà assoluta attestano, per il 2022, un’incidenza più alta nel Mezzogiorno (10,7%, da 10,1% del 2021), mentre i valori più bassi si registrano al Centro (6,4%) e nel Nord (7,5%). Ancora più significativi risultano i divari territoriali riferibili alla dimensione della povertà relativa, atteso che al Nord l’incidenza familiare si attesta al 6,3%, nel Centro è pari a 6,5%, mentre nel Mezzogiorno raggiunge la percentuale del 20,5%.
Nel 2022 la regione Puglia si colloca al terzo posto, con una percentuale del 21%, dopo la Calabria (31,6%) e la Campania (22,1%), per incidenza familiare della povertà relativa, con un consistente miglioramento rispetto all’anno precedente (29,1%).
Con riferimento agli indicatori connessi all’obiettivo dell’Agenda ONU 2030 ‘Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo’, la regione Puglia, nel biennio 2021-2022, presenta valori migliori dell’intero Mezzogiorno con la esclusione di quelli riferibili al settore dei rifiuti e del servizio elettrico. Mentre flettono gli indicatori “rischio di povertà e di esclusione sociale” (stazionario nel Mezzogiorno) e ‘bassa intensità lavorativa’ (in miglioramento nel Mezzogiorno), un andamento positivo fa registrare l’indicatore di “grave deprivazione”, che è passato dal 9,2% del 2021 al 7% del 2022.
Al monitoraggio territoriale dei goals dell’Agenda 2030 è dedicato il capitolo finale nel quale si presenta il modello di indicatori proposto dalla Rete dei Comuni Sostenibili (RCS) per Comuni e Province. Su questo tema, la Regione Puglia è uno dei territori più dinamici, avendo recentemente revisionato e aggiornato la propria Strategia Regionale di Sviluppo Sostenibile (SRSvS) quale atto di alta programmazione trasversale finalizzato ad orientare il decisore pubblico nel ciclo delle policy. Inoltre, la nostra regione, unica italiana oltre al Piemonte, ha partecipato al progetto pilota europeo ‘Regions2030: monitoring the SDGs in EU regions – Filling the data gaps’ volto a selezionare, testare e perfezionare nei territori NUTS2 un quadro comune di indicatori per il monitoraggio dei SDGs. A conferma di una diffusa sensibilità istituzionale per il tema, la Puglia è anche una delle regioni che vantano il maggior numero di Amministrazioni comunali aderenti alla Rete dei Comuni Sostenibili (Crispiano, Lecce, Anzano di Puglia, Ceglie Messapica, Deliceto, Ginosa, Lesina, Manduria, Mesagne, Monte Sant’Angelo, Troia).
Il monitoraggio della RCS si basa su un set di 100 indicatori elaborato dal Comitato Scientifico della Rete in collaborazione con ASviS e con il Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea. Il set coinvolge tutti e 17 gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030.